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INTERVISTA | Estratto da INFODENT® 11-2024
Dr. Riccardo Del Lupo
La valutazione funzionale in protesi: l’esperienza del Dr. Riccardo Del Lupo
Riccardo, che cosa ti ha spinto ad avvicinarti alla protesi all’inizio della tua carriera?
Passione e curiosità professionali. Sono partito dalla conservativa e poi il salto: dalla restaurazione diretta a quella indiretta con preparazione parziale e finalizzazione, allora realizzata in oro. Grazie ai fratelli Ceccato, clinico e tecnico, amici di Augusto Biaggi, ho scoperto il mondo protesico, il rigore per la precisione protesica e il rispetto biologico. Frequentando il laboratorio, poi, ho appreso conoscenze sui materiali e concetti di trasferimento di funzione. Grazie a due grandissimi professionisti di Bologna, Gianfranco Di Febo e Gianfranco Carnevale, ho conosciuto la protesi parodontale.
In quanto past-president AIOP e attuale Responsabile Scientifico hai avuto modo di raccogliere svariati punti di vista in materia di protesi. Quali sono i principali cambiamenti che ti hanno colpito negli ultimi 20 anni?
Sicuramente la protesi adesiva metal-free ed il passaggio analogico-digitale. La prima, sempre meno demolitiva e più performante in estetica e funzione, ha permesso di garantire buoni risultati a medio termine. Con una continua ricerca di materiali sempre più resistenti al carico, tra pochi anni alieneremo le strutture in metallo. Secondo, le tecniche digitali - dalla presa dell’impronta alla ceratura di analisi - richiedono minor tempo e permettono una visione immediata. Ci tengo a sottolineare che comunque un percorso iniziale analogico, clinico e tecnico, sia doveroso.
Nella tua esperienza, che peso ricopre la funzione nella gestione del trattamento protesico?
Il nostro apparato stomatognatico è molto complesso. Il benessere del paziente deve essere preservato su 3 livelli: dentale, muscolare ed articolare. Il nostro compito è rispettare (o ricreare) una funzione masticatoria fisiologicamente accettata dal sistema, asintomatica per il paziente e atraumatica per i manufatti protesici. Il trattamento protesico si può paragonare alla costruzione di una macchina, dove la carrozzeria è l’estetica ed il motore la funzione. Questo è un fattore importante perché i pazienti sono più stressati, meno tolleranti e con una soglia di “disagio “più bassa.
C’è, nella tua opinione, una fase del trattamento protesico in cui la valutazione funzionale permette di ottimizzare e stabilizzare il trattamento stesso?
Occorre fare distinzione tra protesi conformativa o riorganizzativa. Nel primo caso integriamo il manufatto nella funzione attuale del soggetto, nel secondo creiamo la funzione in un soggetto che l’ha persa o in cui vada modificata. Dunque, la valutazione della funzione si posiziona su due livelli diversi: nel conformativo esaminiamo se quel pattern occlusale crea disequilibrio al sistema neuromuscolare con strumenti che ci aiutano ad individuare dove e come modificare la funzione attuale del paziente. Nella protesi riorganizzativa il momento fondamentale è la fase dei provvisori armati per ottimizzare la funzione e poi trasferirla nel definitivo. Il manufatto è dinamico, ci permette di ridurre od aggiungere con estrema facilità testando con opportuni mezzi se andiamo nella direzione giusta, coscienti che la funzione è tempo dipendente.
CURRICULUM VITAE
Libero professionista a Udine, esperto in parodontologia, implantologia e protesi. Past-president AIOP, socio attivo AIOP e SIDP, ex membro della Commissione Culturale SIDP.
INTERVISTA | Estratto da INFODENT® 09-2024
Dr Stefano Montagna
Teethan® e Alifix®: quando la valutazione clinica incontra quella strumentale
Stefano, parliamo da anni di Alifix®. Come è nata quest’idea?
Mi occupo da tantissimo tempo di problemi disfunzionali e notavo che i pazienti miglioravano, ma che questo miglioramento non risultava stabile. Oggigiorno, le tensioni muscolari generate da altri fattori al di fuori della bocca (computer, cellulari, stress, ecc.) alterano l’equilibrio della muscolatura, determinando una sensazione di contatto non corretto tra i denti. Lo stress, soprattutto, può generare irritazione della muscolatura, rendendola molto più sensibile ai pre-contatti e complicando la valutazione occlusale. Da qui è sorta l’idea di creare un prodotto che, attraverso un allenamento muscolare, permettesse di riportare la muscolatura a un equilibrio.
In quali ambiti dell’attività di un odontoiatra trova applicazione Alifix®?
Indubbiamente nel controllo dell’occlusione. Quando il paziente avverte fastidio all’appoggio devo verificare che il problema sia veramente a livello dei denti. Consiglierei di utilizzare Alifix® alla fine di un trattamento ortodontico e in ambito protesico, soprattutto in fase provvisoria, per verificare che la muscolatura lavori correttamente. Nel caso in cui si riscontrino anomalie nell’attività muscolare, localizzare il problema a livello occlusale o muscolare tramite un protocollo standardizzato. In base al risultato, si agisce di conseguenza. Modifica occlusale (o su protesi) nel primo caso, allenamento con Alifix® nel secondo.
Teethan® fa parte della tua quotidianità operativa da tanti anni ormai. Cosa ti ha spinto ad adottare questa tecnologia?
Teethan® mi dà una valutazione oggettiva dell’equilibrio della muscolatura che, altrimenti, non sarebbe possibile misurare. Questo mi permette di avvalorare o meno una diagnosi clinica: una volta visitato il paziente ed ipotizzato la problematica, verifico la mia intuizione attraverso l’esame strumentale.
Ci hai raccontato la tua esperienza con Teethan e con Alifix®. Quale flusso operativo utilizzi nell’integrare i due sistemi?
Grazie alla sua conformazione, Alifix® è in grado di stimolare i muscoli Masseteri e Temporali e, grazie a Teethan, posso verificare in modo oggettivo e quantitativo la risposta muscolare espressa dal paziente. Questo mi permette di capire se un soggetto è un Good Responder, cioè un paziente con una muscolatura reattiva, o un Bad Responder, ovvero un paziente con una risposta muscolare alterata. Nel primo caso, generalmente il problema è di tipo occlusale, mentre nel secondo, molto spesso, la criticità è a livello muscolare, risolvibile facendo fare al paziente un allenamento muscolare con Alifix®.
Ripensando alla tua carriera da Odontoiatra, qual è l’occasione in cui Alifix® è stato un supporto insostituibile?
Anni fa è venuto in studio un bambino di 9 anni che soffriva di mal di testa. Era già andato da diversi specialisti, ma tutti gli esami avevano dato esito negativo e quindi non si riusciva a capire quale fosse l’origine del malessere. Sospettando fosse un problema di natura muscolare, ho eseguito il test della stanchezza: se, masticando Alifix®, il paziente avverte stanchezza prima dei 5’, allora la sua muscolatura è irritata. In questo caso il bambino ha espresso stanchezza dopo appena 15’’. Dopo il periodo di allenamento con Alifix®, il paziente non ha più avvertito fastidi. Vedere un bambino che, dopo anni di sofferenza, non aveva più quella sintomatologia è stata una soddisfazione immensa.
CURRICULUM VITAE
Dopo la laurea nel 1986 presso l’Università degli studi di Parma, il Dott. Montagna si è concentrato sull’equilibrio della masticazione, la sua influenza su collo, occhi e postura. Nel 1991 fonda lo Studio di Ortodonzia, presso il quale opera ancora oggi, e nel 2009 deposita il brevetto del dispositivo medico Alifix®.
INTERVISTA | Estratto da INFODENT® 07-2024
Prof Alessandro Nanussi
10 anni di valutazione funzionale strumentale in odontoiatria
Alessandro, come nascono la tua passione e il tuo interesse verso la gnatologia?
Sono entrato in Odontoiatria dopo aver già intrapreso un percorso di Ingegneria, dove ho sviluppato la mia passione per la biomeccanica. L’interesse per la postura e la funzione generale in Odontoiatria è stato immediato. Per questo ho approfondito lo studio della Gnatologia in senso stretto, mantenendo sempre una visione estesa e multidisciplinare.
Hai adottato tecnologie per la valutazione funzionale quando erano ancora dei prototipi. Cosa ti ha spinto a cercare una quantificazione oggettiva, ormai, più di 10 anni fa?
Puntare l’attenzione sull’essenziale. Il principio è: il paziente è davvero in comfort o si sta adattando? Sappiamo che le forze non spariscono, dunque mi chiedo: dove si esercita il sovraccarico? I denti, l’articolazione, i muscoli?
Come è cambiata, in quest’ultimo decennio, la scena gnatologica italiana ed europea? Di cosa la comunità scientifica dovrebbe essere fiera a riguardo?
Oggi, l’interesse per la funzione è molto alto in Italia e in Europa. Parliamo di una disciplina dove l’ascolto del paziente è fondamentale, forse più che in altri ambiti odontoiatrici, come si può evincere applicando i Criteri Diagnostici Internazionali per i Disordini Temporo-mandibolari. Il paziente viene posto al centro in quanto persona che necessita di una diagnosi clinica e l’approccio interdisciplinare è condiviso a livello internazionale. Le Società Scientifiche europee sono il riflesso di scuole di pensiero differenti ma concordano su queste basi essenziali, e hanno ormai una condivisione di intenti e di relatori. Le tematiche associate alla funzione sono rilevanti nei congressi anche delle altre discipline, ed è frequente ormai vedere affrontare l’argomento in congressi e corsi di protesi, conservativa e parodontologia.
Perché proprio Teethan?
Dopo una quindicina d’anni di metodiche convenzionali, Teethan ha superato il limite di quantificazione che puntualmente incontravamo nell’analisi elettromiografica, raggiungendo la sua migliore espressione: quantificare la risposta dell’azione muscolare al carico occlusale. Poter quantificare con un algoritmo affidabile quello che prima era semplice osservazione di un tracciato grezzo mi ha dato delle certezze, togliendo dalla valutazione il parametro opinione e sostituendolo con un dato numerico.
Qual è il consiglio che ti senti di dare ai tuoi colleghi quando si parla di comprensione funzionale del sistema paziente?
È vantaggioso per chiunque sapere come controllare le forze occlusali, gestire il sovraccarico ad ogni livello, ottimizzare la funzione statica e dinamica delle nostre riabilitazioni!
Cosa ti aspetti dal discorso funzionale nei prossimi 10 anni?
Mi sento di offrire due chiavi di lettura. La prima è l’attenzione alla biomeccanica ed il controllo delle forze per eseguire delle riabilitazioni adattate all’esigenza specifica del paziente e non alle quali il paziente debba adattarsi, anche grazie alle tecnologie che assistono la clinica. La seconda riguarda, invece, il dolore e le limitazioni funzionali. L’odontoiatra avrà sempre più chiari i protocolli di collaborazione con professionisti di discipline diverse (es: fisioterapista, neuropsichiatra, psicologo), con l’obiettivo di portare un miglioramento della qualità di vita ai propri pazienti.
INTERVISTA | Estratto da INFODENT® 05-2024
Dr Michele Tepedino
Effetti a breve termine degli allineatori invisibili sulla funzione masticatoria: l’evoluzione dell’occlusione, il comfort e la compliance del paziente
Quali quesiti clinici l’hanno portata ad intraprendere lo studio sugli effetti a breve termine del trattamento ortodontico con allineatori invisibili sulla funzione masticatoria di pazienti senza storia o presenza di sintomi e disturbi temporomandibolari?
Il primo dei due motivi è relativo alla modifica della dimensione verticale derivante dalla presenza dei due allineatori che coprono l’intera superficie occlusale di ambedue le arcate.
Il secondo motivo è relativo all’insorgenza di un morso aperto posteriore e fremito anteriore su diversi dei pazienti in cura. Ci è quindi sembrato giusto approfondire il tema da un punto di vista scientifico.
Cosa si aspetta di trovare nelle attività di indagine successive rispetto ai disequilibri trovati in centrica?
La sensazione è che la coorte sana che abbiamo analizzato sia dotata di una capacità di compenso tale da fare ritorno ad un’occlusione centrica bilanciata. Va detto, però, che già alcuni dei pazienti analizzati hanno avuto bisogno di una verifica occlusale accurata a fine trattamento.
Quale messaggio può essere d’aiuto nella vita di studio quotidiana per i colleghi?
Gli allineatori sono uno strumento ortodontico fantastico. A differenza dell’ortodonzia con apparecchiature metalliche, bisogna essere consapevoli che gli allineatori introducono un cambio di dimensione verticale paragonabile all’inserimento di rialzi. In più, se indossati secondo prescrizione, l’occlusione del paziente finisce per diventare quella su allineatori.
È indubbio che la muscolatura sia in grado di adattarsi nella maggioranza dei casi, ma bisognerebbe sempre fare attenzione a non inserire elementi di squilibrio.
Il suo lavoro (et al. 2023) ha analizzato l’evoluzione dell’occlusione durante il trattamento con allineatori invisibili. Quali sono i vantaggi che Teethan® può apportare in un trattamento con allineatori invisibili?
Nel corso del trattamento è bene valutare anche la chiusura del paziente con gli allineatori perché diventerà la sua chiusura abituale per un po' di tempo e Teethan® permette di farlo.
Verificare che il paziente percepisca una chiusura comoda tanto funzionalmente che sui singoli contatti permette di intervenire per aumentare il comfort del paziente nei casi che lo richiedano, permettendo di risparmiare tempo alla poltrona, ma soprattutto di aumentare la compliance del paziente.
In quali momenti del trattamento consiglierebbe ai suoi colleghi di effettuare l’esame Teethan® sul paziente?
Teethan® è di importante aiuto in tutte le fasi del trattamento ortodontico a partire dallo studio del caso fino ad arrivare all’adattamento alla nuova occlusione. Fotografando l'equilibrio occlusale del paziente (anche asintomatico), permette di valutare se è pronto ad essere sottoposto ad uno stress importante come lo spostamento degli elementi dentali, oltre a fornire informazioni sulla futura accettazione funzionale della terapia ortodontica.
Teethan® consente di andare oltre l’analisi occlusale e saggiare la componente muscolare che tante volte è conseguenza - ma anche causa - di varie problematiche, dando una visione più completa, che altrimenti non avrei.
Se si riconosce valore nell’apprezzare la componente neuromuscolare nel grande schema della comprensione del paziente, Teethan® è il prodotto che risponde a questa esigenza.
Quello che mi piace di Teethan®, infine, è il protocollo di standardizzazione e che ci dà uno strumento di analisi elettromiografica molto valido (motivo per cui, tra tanti elettromiografi, io e i miei colleghi abbiamo scelto questo).
Rif. DOI: 10.1016/j.ajodo.2022.10.025
CURRICULUM VITAE
Laurea "cum laude" in Odontoiatria e Protesi Dentaria presso l’Università degli Studi dell’Aquila. Dott. di Ricerca, Spec. in Ortognatodonzia, Ricercatore, autore di numerose pubblicazioni.
Dr Carlo Poggio
L’effetto sull’attività elettromiografica dei muscoli elevatori della mandibola di alterazioni della relazione maxillo-mandibolare dalla posizione di massima intercuspidazione (MIP) ad una posizione di relazione centrica (CR) con aumento di dimensione verticale: approfondimento.
Il 6 dicembre scorso, su Journal of Esthetic and Restorative Dentistry, rivista dell’American Academy of Esthetic Dentistry, è stata pubblicata un'interessante indagine sull'effetto sull'attività elettromiografica dei muscoli elevatori della mandibola di alterazioni della relazione maxillo-mandibolare dalla posizione di massima intercuspidazione (MIP) ad una posizione di relazione centrica (CR) con aumento di dimensione verticale.
Nella fattispecie, il lavoro di Poggio & Manfredini, 2023 ha analizzato, tramite elettromiografia Teethan®, il pre- e post-incremento di DVO – con bite - di 15 soggetti, in MIP e CR.
I risultati dello studio hanno evidenziato come:
- non sussista nessuna riduzione dei valori di massimo serramento volontario (MVC), a seguito di un aumento di dimensione verticale utilizzando la posizione di relazione centrica
- si registri, al contrario, un leggero aumento dei livelli massimi di contrazione volontaria raggiungibili dai soggetti esaminati, incremento probabilmente giustificato dall'aumento della DVO e dal maggior comfort di un bite rispetto al serramento in massima intercuspidazione
Questi risultati mostrano come la posizione di relazione centrica, grazie all'assenza di cambiamenti negativi sulla funzione neuromuscolare, possa essere considerata a tutti gli effetti una posizione di riferimento per trattamenti riorganizzativi dell’occlusione.
Per approfondire il tema, abbiamo intervistato il Dott. Carlo Poggio, autore della pubblicazione insieme al Prof. Daniele Manfredini*.
Cosa vi ha spinto ad investigare questo quesito clinico? Quale esperienza quotidiana, o confronto con altri colleghi, o mancanza di evidenza scientifica vi ha spinto a ricercarla?
C'è una grossa confusione in ambito di principi di gestione occlusali dei trattamenti restaurativi protesici, specialmente di quelli più estesi.
Nessuno credo più discuta sul fatto che se devo procedere con una ricostruzione semplice (es. una corona, un ponte), mi sarà sufficiente adattarmi a quella che è la posizione del paziente, ovvero la massima intercuspidazione. Al contrario, nel caso di terapie protesiche estese, quali quelle in soggetti con estese edentulie o in condizioni di parodontiti di stadio 3 o 4 con deficit masticatorio, o ancora in situazioni di esteso danno delle superfici dentali (usura dentale, conseguenze di patologia dentale estesa o parodontale, etc.), spesso, la domanda è: in che posizione sarà più conveniente andare a ricostruire?
Devo comunque conservare una posizione preesistente, qualunque essa sia, perché è quella “naturale” del paziente?
Posso andare per tentativi cercando una qualche posizione?Posso utilizzare qualche criterio specifico, guidando il paziente in una posizione di convenienza terapeutica?
La confusione che vige su questo tema in parte deriva da una serie di questioni storiche: nel corso di molti decenni, in varie fasi sono state sviluppate filosofie occlusali generalmente derivanti da necessità clinico pratiche di ogni singola epoca. La generalizzazione effettuata sovente, da necessità pratiche in teorie globali di descrizione della funzione masticatoria, non sempre ha prodotto risultati ottimali.
Negli Anni '10 e '20, ad esempio, la grande maggioranza delle terapie protesiche era rappresentata da protesi totali, con conseguente sviluppo di sistemi e tecniche protesiche legati al dover gestire tali dispositivi. Buona parte degli articolatori nascono in questo periodo, con l’obiettivo pragmatico di ridurre i tempi di adattamento clinico alla poltrona delle protesi totali.
Dagli Anni '30 agli Anni '50, i principi descrittivi del funzionamento degli articolatori, che sicuramente semplificavano le procedure in protesi totale, furono trasferiti tout court alla produzione di terapie protesiche di tipo fisso, innescando una serie di equivoci.
Fra questi principi, nati dalla protesi totale, il concetto di Relazione Centrica, utile in situazioni di assenza o inadeguatezza del riferimento fornito dalla posizione di massima intercuspidazione, quindi nell'ambito della gestione dei pazienti edentuli, divenne purtroppo anche criterio diagnostico su cui basare valutazioni di salute/malattia del sistema masticatorio. L’applicazione di principi di terapia nati per la protesi totale, sviluppati sugli articolatori, riapplicati all’analisi della dentatura in protesi fissa, innescò una serie di equivoci e di veri e propri errori procedurali.
In una certa fase della costruzione della pseudoscienza chiamata gnatologia la posizione di relazione centrica divenne il parametro determinante per la valutazione dello stato di salute di pazienti con dentatura naturale e semplice necessità di restauri di tipo fisso (corone e ponti). Da un certo punto in avanti addirittura la presenza di una discrepanza tra posizione di massima intercuspidazione e posizione di contatto dentale in relazione centrica divenne il parametro sulla base del quale, per decenni, vennero basati trattamenti oggettivamente non necessari.
Negli Anni '70, di fronte ad un evidente abuso di concetti gnatologici basati sulla relazione centrica come criterio determinante, alcuni clinici iniziarono a osservare come la ricerca obbligata di una posizione maxillo-mandibolare potesse essere una forzatura, addirittura un elemento controproducente.
Fra i vari clinici, il Dott. Frank Celenza (New York, USA) va ricordato fra i primi a mettere in discussione il dogma gnatologico della coincidenza tra posizione dei denti in relazione centrica e massima intercuspidazione del paziente, sottolineando l’importanza di preservare la posizione di massima intercuspidazione naturale del paziente, riservando viceversa l’utilizzo della posizione di relazione centrica esclusivamente ai trattamenti protesici più estesi e con reale necessità di riorganizzazione di tutte le superfici occlusali.
Sempre nello stesso periodo, l’utilizzo di tecnologie prima non disponibili, quali i primi sistemi di elettromiografia di superficie e di stimolazione TENS, diede vita a filosofie di trattamento da un lato diametralmente opposte alla classica gnatologia, dall’altro paradossalmente simili ad essa, quanto alla ricerca di una posizione ideale di riferimento cui portare tutti i pazienti, sostituendo a una posizione di relazione centrica trovata manualmente una posizione chiamata di miocentrica, trovata strumentalmente.
A fronte di questa ricerca di una posizione magica, è utile ricordare una citazione decisamente pragmatica dello stesso Celenza: "La precisione della posizione occlusale è più importante della posizione stessa", ovvero la predominanza della stabilità di contatti in una certa posizione sulla natura esatta della posizione stessa.
Figlia dell’epoca neuromuscolare e delle battaglie ideologiche tra scuole differenti, la letteratura presente sul tema delle risposte muscolari all’utilizzo della posizione di relazione centrica, riporta dati contraddittori, in parte anche negativi riguardo l'uso di questa posizione ed i suoi effetti sulla funzione muscolare.
Per queste ragioni, insieme a Daniele Manfredini, all'interno di un percorso di rivalutazione del termine "Relazione Centrica", che abbiamo affrontato anche in un recente altro articolo (Manfredini D, Ercoli C, Poggio CE, Carboncini F, Ferrari M. Centric relation-A biological perspective of a technical concept. J Oral Rehabil. 2023 Nov;50(11):1355-1361), abbiamo deciso di analizzare un campione di soggetti sui quali simulare in modo reversibile ma ben stabile un rialzo di dimensione verticale in relazione centrica.
I risultati della ricerca mostrano come il cambiamento di DVO sia stato ben accolto, non introducendo alcuna alterazione significativa del MVC né alcun peggioramento degli indici neuromuscolari. È tutto fenomeno di compenso da parte del paziente?
Sicuramente il paziente si adatta, in quanto l’adattamento e la tollerabilità sono due elementi intrinsechi dei nostri sistemi biologici. All'interno di un range di tolleranza, molto più ampio dei cambiamenti normalmente richiesti per esigenze restaurative, c'è una ampia capacità dei muscoli di adattarsi bene. Questo range è piuttosto ampio ed esteso, da cui la difficoltà e la confusione, già citati, nel definire la posizione più adatta, perché in realtà tantissime posizioni funzionano, da cui il proliferare di tecniche e definizioni simili ma con lievi differenze, sostanzialmente tutti funzionanti.
La cosa fondamentale è, dal nostro punto di vista clinico, che, con buona pace di decenni di lotte filosofiche e di prese di posizione a priori su cosa usare e cosa no, l'utilizzo di posizioni di semplice rilevazione manuale, come la posizione di relazione centrica, non presenti nessuna controindicazione rilevabile dal punto di vista elettromiografico.
Quale messaggio i nostri lettori è bene si portino a casa per una pratica quotidiana più fluida e scientificamente robusta?
Che fare valutazioni puramente pragmatiche è fondamentale per gestire al meglio i casi complessi di riabilitazione. In passato ci si è concentrati sullo scontro ideologico, prettamente filosofico, sui pro e i contro di determinate posizioni, lasciando che le evidenze a supporto di scelte operative dell'odontoiatra passassero in secondo piano.
È importante, invece, approfondire questi temi perché il clinico, nella costruzione dei suoi processi di lavoro, sappia: come ottenere la giusta stabilità per progettare la ricostruzione; sia in grado di gestire in tempi adeguati le fasi di trattamento per garantire ai propri assistiti un ripristino della Qualità della Vita nel modo più veloce possibile, ottimizzando al contempo la comunicazione con tecnici e laboratori, grazie a principi terapeutici semplici, stabili e ripetibili.
Esattamente le caratteristiche che riconosciamo alla posizione di relazione centrica.
CURRICULA VITAE
Il Dott. Carlo Poggio è Fellow della Academy of Prosthodontics, Presidente 2024 della American Prosthodontic Society (APS), Socio Fondatore della Società Italiana di Protesi e Riabilitazione Orale (SIPRO), Past President 2020-21 dell'Accademia Italiana di Odontoiatria Protesica (AIOP), Socio Attivo della Società Italiana di Parodontologia e Implantologia (SIdP) e Socio Attivo della Società Italiana di Ortodonzia (SIDO). Adjunct Associate Professor, Department of Prosthodontics, University of Rochester (NY, USA). E’ stato Professore a contratto presso le università di Milano, Siena e Firenze.
Prof. Daniele Manfredini: # 1 nel ranking internazionale per gli esperti in Disordini Temporomandibolari (agenzia di rating Expertscape – dal 11/2018); # 2 nel ranking internazionale per gli esperti in Bruxismo (agenzia di rating Expertscape – dal 11/2017); Professore Ordinario – Abilitazione scientifica nazionale MED/28 Malattie Odontostomatologiche; Oltre 200 pubblicazioni in extenso su riviste indicizzate medline; Lecturer su invito ad oltre 50 importanti eventi nazionali ed esteri; Dottore di ricerca in odontoiatria – PhD di eccellenza per produzione scientifica (ACTA Amsterdam – 2011); “Titolare Cattedra di Stomatognathic Physiology” Corso di Laurea in Dentistry – Università di Siena.
Dr Francesco Tortorella
Il valore dell’utilizzo di Teethan® nella pratica clinica quotidiana
Cosa l’ha spinta inizialmente a scegliere la tecnologia di Teethan®?
Da qualche anno ho iniziato ad occuparmi di postura, sentivo l’esigenza professionale di apportare nel mio studio dei cambiamenti e cercare di aiutare i miei pazienti nel modo più completo e all’avanguardia possibile.
Questa scintilla si manifestò durante un corso per odontoiatri del Dott. Vanini a Milano. L’elemento centrale era l’interazione tra l’occlusione e postura. Da quel momento mi si apri’ un nuovo mondo e iniziai ad approfondire vari argomenti tra i quali come potessi migliorare le mie visite, la diagnosi e la terapia.
Come descriverebbe la sua esperienza con Teethan®?
L’esperienza con Teethan® è indubbiamente eccellente, durante i primi incontri con i suoi product specialist abbiamo discusso delle mie necessità e di quale sostegno strumentale cercassi, in modo da comprendere da subito le potenzialità del prodotto e quale valore aggiunto avrebbe dato alla mia routine clinica. Il dispositivo ha alle spalle molta esperienza e tantissima ricerca questo ovviamente per me è fondamentale.
Qual è il valore che l’utilizzo di Teethan® ha apportato nella sua pratica quotidiana?
Come ho accennato la necessità di un nuovo strumento è nata da un approccio posturale. Il recettore stomatognatico risulta essere uno dei piu’ importanti; per noi dentisti è di estrema validità esaminare al meglio tutto il sistema che coinvolge non solo i denti, ma tutta la parte muscolare masticatoria, le strutture recettoriali, quindi il sistema neuro-muscolare, l’articolazione temporo-mandibolare, la lingua/osso ioide. Il valore aggiunto di Teethan® è proprio questo, fornire in modo strumentale parametri che completano l’esame obbiettivo. Io utilizzo la versione 6 canali che mi dà ulteriori informazioni della muscolatura del collo e dello stress cervicale. Inoltre trovo molto interessante lo sviluppo del logaritmo masticazione, che fornisce informazioni neuro-muscolari dinamiche.
Quali sono le impressioni che il paziente manifesta durante un esame con Teethan®?
Le impressioni sono sempre individuali, ogni paziente percepisce qualcosa, quello che ho notato maggiormente è la sicurezza che la tecnologia Teethan® infonde. Siamo nell’era digitale quindi poter dimostrare con numeri e figure semplici e chiare è un punto di forza enorme. Inoltre Teethan® non ha fili, è molto pratico, veloce nell’elaborazione dei dati e indolore. Può essere ripetuto più volte in un’unica seduta. Il paziente puo’ facilmente capire le condizioni del suo apparato stomatognatico e di conseguenza accettare al meglio i piani di trattamento, se necessari.
Cosa è cambiato da quando utilizza Teethan®?
I cambiamenti sono stati vari: posseggo un supporto tecnologico innovativo in grado di accompagnarmi durante l’intera giornata di lavoro che mi permette di concretizzare al meglio il report dello stato del paziente. Questo influisce positivamente nell’apprendere le informazioni e poter colloquiare anche con altri professionisti. Inserire nella diagnosi strumenti non invasivi, sicuri e ripetibili mi rende più affidabile e concreto. I cambiamenti incarnano lo spirito positivo: cercare di migliorarsi ogni giorno penso che sia l’obbiettivo che ogni professionista debba porsi per il bene dei propri pazienti e di sé stesso.
CURRICULUM VITAE
Nato il 6 marzo 1975 a Padova/Italia. Dopo aver terminato gli studi, si è trasferito a Zurigo dove ha avuto inizio la sua carriera professionale, grazie alla quale ha potuto acquisire una grande quantità di conoscenze specialistiche in vari settori da oltre 15 anni. Parla tedesco, italiano e inglese.
Misura anche tu l'occlusione dei pazienti con uno strumento digitale innovativo.